Insieme

in oratorio diciamo AMA, QUESTA SI’ CHE E’ VITA!

E’ la frase che caratterizza l’anno oratoriano 2020-21, che riassume, in veste adatta ai ragazzi, la proposta della lettera pastorale del vescovo Mario.

Riprendiamo le attività dell’anno oratoriano con lo slancio di un nuovo inizio e torniamo all’essenziale della nostra fede, comunicando la bellezza di una vita che si spende per amore e dando testimonianza di una comunità dove ci si ama «gli uni gli altri». Dio che è amore lo si conosce così, sperimentando la libertà dell’essere suoi figli, l’unità fra i suoi discepoli, la gioia che si esprime nella festa. Che cos’altro dire se non quello che conta di più? AMA. QUESTA SÌ CHE È VITA! L’oratorio vive così un anno di “rinascita”, puntando sulla scoperta di ciò che rende felici: «Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17, 3).

Ricominciamo da ciò che conta di più: da quella parola che dà senso a tutto il resto, che ritroviamo nel testamento di Gesù, narrato da Giovanni nel suo vangelo ai capitoli dal 13 al 17, in cui Lui ha creduto e che Lui ha messo in pratica per primo dando la vita per i suoi amici. In esso ci affida il comandamento dell’amore, che ci libera dal male dell’individualismo in cui viviamo; che ci fa conoscere chi è Dio e ci dona la gioia di vivere, perché uniti a Lui la vita è felice e dura per sempre. Comunicare questo messaggio ai ragazzi e alle ragazze che ci sono affidati è il senso e lo scopo del nostro fare comunità ed essere in oratorio. Nel suo Messaggio per la festa di apertura degli oratori 2021 – che vivremo domenica prossima – il vescovo Mario ci invita a fare dell’oratorio un “terreno buono” dove imparare a ringraziare per il dono della vita; a fare dell’oratorio un “messaggero” di «messaggi irrinunciabili», in cui si distingue la voce di Gesù dalle altre; a fare dell’oratorio un “cenacolo” da cui partire per la missione, per andare lontano e «aggiustare il mondo».

Noi che crediamo nella forza del cambiamento che viene dall’aver incontrato il Signore, vogliamo affidare le parole di Gesù a tutti i ragazzi delle nostre comunità: sono i «messaggi irrinunciabili» che non possono mancare in oratorio e non possono non essere trasmessi alle loro menti e ai cuori. Chiederemo loro di capire quanto la Parola del Signore sia determinante per orientare la vita e compiere le proprie scelte. In questa nuova fase della storia, caratterizzata dalle conseguenze di una pandemia, che hanno toccato tanto le giovani generazioni, siamo coscienti che i ragazzi hanno ancora più bisogno di “testimoni” che li sappiano entusiasmare, nello sforzo continuo e gioioso di incarnare e mettere in pratica la Parola del Signore, mostrandone tutta la bellezza. Questo ci porta ad interrogarci concretamente su quanto siamo disposti come comunità adulta a metterci in gioco perché l’oratorio possa tornare ad essere aperto, e ad esserlo con uno stile educativo, che profuma di Vangelo.

Quello che abbiamo da offrire è il messaggio forte del Vangelo, è la consegna di un comandamento nuovo: «Ama. Questa sì che è vita!». Se ami conoscerai Dio, quali sono i suoi sentimenti e che cosa ti chiede; saprai che ha il volto di Gesù e che, conoscendo Lui, conosci il Padre. E il luogo dove incontrarlo è l’umanità, quella fatta dai volti delle persone che ci sono nella nostra vita, dai nostri cari, ai compagni di studio e di lavoro, ai vicini di casa, ai poveri e ai bisognosi che ci mettono in discussione.

«Ama. Questa sì che è vita!». Lo diciamo in questa situazione particolare, quando ancora subiamo gli effetti e il corso della pandemia, quando siamo chiamati a fare un primo bilancio delle sue conseguenze e a farci ancora una volta carico della vita dei ragazzi e dei più fragili tra noi, non con lo stile accondiscendente di chi dice loro “poverini”, ma di chi con coraggio li invita ad alzare lo sguardo per guardare lontano e nel profondo, a ciò che nella vita è davvero essenziale.

don Andrea