La festa patronale della parrocchia di Dervio è l’occasione, quest’anno, per ringraziare il Signore per il dono del sacerdozio di don Renato e della consacrazione religiosa di sr Elisa, doni che sono testimonianza di fedeltà. Della loro fedeltà alla vocazione che hanno scelto e a cui si sono sentiti chiamati, ma prima ancora della fedeltà dell’amore di Dio Padre, che li ha sostenuti nei molti anni del loro servizio nelle comunità dove sono stati inviati, ma soprattutto verso coloro che papa Francesco ci insegna a riconoscere come “gli ultimi”: i poveri, gli esclusi, i malati.
Nel vangelo che si legge nella liturgia della festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo, dal capitolo 21 del Vangelo di Giovanni, Gesù chiede per tre volte a Pietro se lo ama, e per tre volte gli consegna il mandato di prendersi cura del suo gregge. Come a dire: “Nell’amare ogni pecora del mio gregge, tu, Pietro, ami me, e amando me nei fratelli riveli a loro il volto amorevole del Padre”.
Il loro è stato ed è il servizio della speranza, della consolazione. “Consolare” è comunicare vita, voglia di vivere in una ritrovata speranza. “Consolazione” è una presenza che libera dall’isolamento, va ad abitare nella solitudine di qualcuno per farne un luogo di comunione. “Consolare” è capacità di suscitare, nel vuoto più desolante, la tenerezza di Dio. Si consola quando permettiamo che l’esistenza di un fratello, ferita, spenta, a pezzi, poggi sulla stessa fiducia che sorregge la nostra vita. In tutti questi anni quante volte vi siete lasciati investire dalle sofferenze di coloro che sono stati travolti dal dolore, quante volte avete sopportato l’urto tremendo del dolore degli altri, quante volte vi siete lasciati scavare l’anima dalle lacrime della gente, e prendendovi cura di loro, reggendoli in braccio, con cuore di madre e di padre e di fratelli, avete creduto nell’Amore!
La vostra forza, come quella di ogni prete e suora, e di ogni cristiano battezzato è nello stare davanti a Gesù Maestro, in silenzio, in adorazione. Da Lui attingiamo l’amore con cui amare i fratelli. Nello stare davanti a Lui, da discepoli apprendiamo la capacità di donarci senza misura. Chissà quante gioie e consolazioni, ma anche quante fatiche nel vostro percorso, e anche qualche caduta e momenti di sconforto… tutte occasioni in cui sperimentare in prima persona quell’Amore fedele del Padre che raccontate con le vostre vite. In questa festa ci troviamo insieme come comunità davanti a Lui, Gesù, e mentre lo ringraziamo per voi e il dono delle vostre vocazioni, ancora lo preghiamo per voi e per noi tutti: perché siamo sempre più consapevoli dell’Amore con cui Dio Padre ci ama, e diventiamo sempre più disponibili a condividerlo nella carità verso i fratelli, a partire dagli ultimi.
don Andrea