Insieme

La preghiera per Ucraina e Russia

Mercoledì l’altro e mercoledì scorso, nell’udienza il papa ha riflettuto e pregato sulla guerra in corso. E il prossimo venerdì, 25 marzo, solennità dell’Annunciazione, Francesco consacrerà all’Immacolato Cuore di Maria la Russia e l’Ucraina. Cosa significa questo gesto?

Il card. Pietro Parolin, segretario di stato vaticano ha affermato:

«Purtroppo, bisogna riconoscere che non siamo stati capaci di costruire, dopo la caduta del Muro di Berlino, un nuovo sistema di convivenza fra le nazioni, che andasse al di là delle alleanze militari o delle convenienze economiche. La guerra in corso in Ucraina rende evidente questa sconfitta».

Con la caduta del Muro di Berlino nel 1989, l’assetto del mondo è radicalmente cambiato: è passato da un sistema bipolare fondato sulla contrapposizione fra l’Occidente e il mondo comunista a un sistema multipolare, dove sono diventate protagoniste altre realtà, come la Cina, l’India e l’islamismo radicale.

Alla Guerra fredda non è seguita la pace, ma una serie continua di guerre locali, una “guerra mondiale a pezzi” l’ha definita papa Francesco, dominata dall’esplodere degli egoismi nazionalistici. In questo contesto è esplosa la crisi ucraina, frutto di una diplomazia deficitaria e di un nazionalismo imperialista, quello russo, in netta opposizione alla democrazia, alla cultura e alla mentalità del mondo occidentale.

Il segno della consacrazione della Russia ha radici antiche: risale alle apparizioni della Madonna a Fatima, e alla sua esplicita richiesta in questo senso, che già papa Giovanni Paolo II, in piena guerra fredda, aveva assolto.
Nel caso dell’Ucraina, consacrarla vuol dire affidare quel popolo alla protezione divina mentre si trova nella prova drammatica di un’aggressione militare da parte di un esercito molto più forte.

Consacrare Russia e Ucraina insieme significa ricordare ai due popoli le loro comuni radici cristiane; ci ricorda che solo Cristo è il Signore della storia e soltanto la conversione dei popoli può avvicinare il traguardo della pace.

Il papa ha concluso l’udienza pregando con queste parole, che possiamo fare nostre:

«Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi misericordia di noi peccatori!
Signore Gesù, nato sotto le bombe di Kiev, abbi pietà di noi!
Signore Gesù, morto in braccio alla mamma in un bunker di Kharkiv, abbi pietà di noi!
Signore Gesù, mandato ventenne al fronte, abbi pietà di noi!
Signore Gesù, che vedi ancora le mani armate all’ombra della tua croce, abbi pietà di noi!
Perdonaci Signore, se non contenti dei chiodi con i quali trafiggemmo la tua mano, continuiamo ad abbeverarci al sangue dei morti dilaniati dalle armi.

Perdonaci, se queste mani che avevi creato per custodire, si sono trasformate in strumenti di morte.
Perdonaci, Signore, se continuiamo ad uccidere nostro fratello, se continuiamo come Caino a togliere le pietre dal nostro campo per uccidere Abele.
Perdonaci. Perdonaci, se continuiamo a giustificare con la nostra fatica la crudeltà, se con il nostro dolore legittimiamo l’efferatezza dei nostri gesti.
Perdonaci la guerra, Signore.
Perdonaci la guerra, Signore.
Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, ti imploriamo:

Ferma la mano di Caino!
Illumina la nostra coscienza, non sia fatta la nostra volontà, non abbandonarci al nostro agire!
Fermaci, Signore, fermaci!
E quando avrai fermato la mano di Caino, abbi cura anche di lui. È nostro fratello.
O Signore, poni un freno alla violenza!
Fermaci, Signore! Amen.»

don Andrea