Nella catechesi all’udienza di mercoledì 3 febbraio, papa Francesco, riflettendo sulla preghiera, ha parlato della preghiera liturgica. In un passaggio ha detto: La preghiera del cristiano fa propria la presenza sacramentale di Gesù. Ciò che è esterno a noi diventa parte di noi: la liturgia lo esprime perfino con il gesto così naturale del mangiare. La Messa non può essere solo “ascoltata”: è anche un’espressione non giusta, “io vado ad ascoltare Messa”.
La Messa non può essere solo ascoltata, come se noi fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci. La Messa è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono.
E il centro è Cristo! Tutti noi, nella diversità dei doni e dei ministeri, tutti ci uniamo alla sua azione, perché è Lui, Cristo, il Protagonista della liturgia.
Negli incontri con gli animatori della liturgia delle parrocchie della comunità pastorale, abbiamo iniziato a riflettere sulla catechesi del papa. Ci si è resi subito conto di quanto le nostre celebrazioni non siano espressione di una comunità che celebra, ma del prete e di alcuni “addetti ai lavori”, che nel tempo della pandemia, per diversi motivi, si sono anche ridotti di numero…
Il papa, riassume nelle sue parole mesi di riflessioni nate nelle parrocchie e affrontate da teologi e liturgisti a proposito del valore della messa “ascoltata” da casa o vissuta in presenza. Nel nostro confronto abbiamo constatato, che anche la maggior parte dei fedeli che vengono a messa “ascoltano” la messa seppur in presenza, perché l’animazione della stessa è normalmente delegata ai soliti cantori, lettori, sacrestani…
Quando, in occasione di particolari occasioni del cammino di fede del catechismo le famiglie vengono invitate alla messa, la preoccupazione dei catechisti è che i bambini possano tutti “fare qualcosa”. E’ una preoccupazione che dovrebbe abitarci tutti, per essere meno “ascoltatori” e più “partecipi”, non solo per noi stessi, ma anche a servizio di tutta la comunità radunata per la celebrazione.
Ho chiesto a quanti sono già impegnati nell’animazione della liturgia di incominciare a pensarsi “missionari” e di avere la stessa preoccupazione perché i fedeli possano partecipare più “attivamente”.
Ai fedeli che partecipano alle liturgie rivolgo l’invito a prendere parte a questa riflessione che ci impegnerà nelle prossime settimane.